1861 - 1918
La lotta al banditismo e al brigantaggio e la Terza guerra d'indipendenza furono gli impegni non facili dei primi anni del nuovo esercito, costituito inizialmente in 4 Corpi d’Armata articolati in 19 Divisioni.
Il 20 settembre 1870, sotto il comando del generale Raffaele Cadorna, proprio i Bersaglieri del IV Corpo d'armata, entrando attraverso un varco aperto nelle mura della città nei pressi di Porta Pia (Breccia di Porta Pia), occupa Roma che diventa la capitale del Regno d'Italia. La prima idea di soldati specializzati nei combattimenti in alta montagna nacque nel 1859: un consistente gruppo di volontari al comando di Giuseppe Garibaldi, e sostenuti da Primo Ministro piemontese Cavour, assunse la denominazione di “Cacciatori delle Alpi”: la spedizione ottenne alcuni successi, fra cui la liberazione di Varese, Como e Brescia. Un’altra vittoria dei Cacciatori, sempre al comando dall’Eroe dei Due Mondi, ottennero l’unico successo italiano nella Terza guerra d’Indipendenza, il 21 luglio 1866 a Bezzecca. Nel 1872 si unì un nuovo corpo specializzato: gli Alpini. Questo corpo, nato da un’idea del capitano Giuseppe Perrucchetti, elaborata poi dal Ministro della Guerra Ricotti–Magnani, fu particolarmente utile durante la Prima Guerra Mondiale. Sul modello italiano si crearono successivamente i Chausseurs des Alpes francesi, i Kaiserjäger austriaci, l’Alpenkorps tedesco (successivamente denominati Gebrigedivisionen) e le Brigate di Montagna svizzere. Inizialmente gli Alpini erano un corpo provvisorio, diventato in seguito definitivo.
Al comando del colonnello Tancredi Saletta, meno di 1000 uomini sbarcano in Africa a Massaua. Inizia cosi, il 5 febbraio 1885, la campagna per la conquista dell'Africa Orientale dando inizio al periodo coloniale italiano. Ad Adua nel 1896 l'avanzata viene fermata.
L'anno successivo iniziano gli impegni internazionali, nell'ambito della collaborazione con il Corpo interalleato per la pacificazione della rivolta contro la dominazione turca, un Corpo di spedizione italiano sbarca a Sua, nell'isola di Candia, è il 25 aprile 1897.
Il 14 luglio 1900 viene costituito un Corpo di spedizione internazionale per contrastare la rivolta dei Boxer in Cina e difendere i Protettorati europei. Il 29 settembre 1911 inizia la campagna libica nell'ambito della guerra italo-turca.
Il 5 ottobre truppe dell'E.I. sbarcano a Tripoli La guerra italo-turca si conclude con la conquista del Dodecanneso nella primavera del 1912 e la presa di Fezzan avvenuta dal 9 agosto al 12 agosto 1914.
Il 24 maggio 1915 l'Esercito Italiano avanza oltre il confine, è l'inizio della prima guerra mondiale. L’inizio del conflitto aveva accresciuto a 12 i Corpi e a 25 le Divisioni, e l’Esercito Italiano si accrebbe ancora fino a quando non raggiunse le 900.000 unità. Anche le iniziali 600 mitragliatrici 3.000 bocche da fuoco di vari calibri si moltiplicarono enormemente durante la ostilità.
Nell'estate del 1916 si concluse la conquista di Gorizia, grazie anche alla conquista del monte Sabotino ad opera della IV Divisione agli ordini di Pietro Badoglio. La 12a ed ultima battaglia dell’Isonzo segnò, invece, la sconfitta di Caporetto il 24 ottobre 1917. Ancora una volta protagonista il futuro Maresciallo d’Italia e Capo del Governo. Le forza austro-tedesche sfondarono proprio nel settore del XXVII Corpo comandato dal “fuggiasco di Tolmezzo”, ma l'eroica resistenza delle truppe sul Piave e sul monte Grappa dal 10 novembre al 4 dicembre 1917 posero fine alla fase negativa della guerra. L'anno successivo 1918 le battaglie sul Piave ( 15-24 giugno ) e a Vittorio Veneto ( 24 ottobre - 4 novembre ) segnarono la definitiva vittoria.
Durante la prima guerra mondiale, l'Esercito Italiano fu impiegato anche su fronti esteri, in Francia con il II Corpo d' armata combatté valorosamente a Bligny (15-23 luglio) ed allo Chemin des Dames (10-12 ottobre 1918). In Albania e in Macedonia le truppe italiane occuparono Durazzo il 29 dicembre 1915, Monastir 18 novembre 1916 e vinsero la battaglia di Malakastra (6-9 luglio 1918).
Durante la grande guerra ci furono oltre 4.000.000 di militari mobilitati, circa 600.000 caduti e 1.500.000 di feriti e invalidi.
1919 - 1939
Dopo la conclusione vittoriosa della Grande Guerra, il Regio Esercito non fu coinvolto in grandi operazione militari fino al 1935, quando l'Italia invase l'Etiopia. La schiacciante superiorità tattica e tecnologica italiana risultò decisiva nelle operazioni militari che finirono nel maggio 1936. In seguito, il Regio Esercito combatté, a fianco dei franchisti, nella guerra civile spagnola (1936-1939).
1940- 1945
Cosi, il Regio Esercito ebbe poco tempo per riorganizzarsi che scoppio la Seconda Guerra Mondiale. Nel settembre 1939, quando la Germania invase la Polonia, l'Italia dichiaro la "non belligeranza". Mussolini, ben consapevole dell'impreparazione delle Forze Armate Italiane, decise dunque di non intervenire (per lo meno adesso). Perdipiù, sapeva che l'Esercito necessitava di almeno tre anni di preparazione dopo i conflitti di Etiopia e di Spagna ; l'intervento era quindi previsto per il 1943. Intanto, la Wehrmacht, in poco tempo, sbaragliava i Polacchi. Le operazioni militari ripresero solo nel aprile 1940 con la campagna in Scandinavia e poi, in maggio, in Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia. I folgoranti successi nazisti indussero il Duce a bruciare le tappe e a entrare in guerra. Quindi, l'Italia entro in guerra il 10 giugno 1940 ma Mussolini pensava che il conflitto sarebbe durato poco. Il Regio Esercito, forte di 75 divisioni, era tutt'altro che armato a dovere. L'artiglieria risaliva al Primo Conflitto Mondiale, i carri armati erano leggeri con corazza ed armamento inadeguati. Mancavano gli automezzi, le mitragliatrici erano insufficienti, le divise erano di pessima qualità e mancavano equipaggiamenti e attrezzature adatte alle aree dove si sarebbe operato(Libia, Russia, Albania-Grecia). Tuttavia, negli anni Trenta le ricerche nel campo militare avevano dato buoni frutti: l'Italia possedeva bocche da fuoco di ottima qualità, giudicate come le migliori del conflitto ( cannone da 90 mm -simile a quello tedesco da 88- un obice da 149 e un mortaio da 210) ma pochissimi esemplari furono prodotte e distribuite. Anche l'armamento individuale era degno di nota con il moschetto Beretta modello 1938 (usato dal truppe speciali come la Divisione Folgore), la mitragliatrice Breda 37 o la pistola per ufficiali modello 1934. All'inizio del conflitto i carri armati disponibili per l'esercito erano il carro L3, leggero e con armamento fisso e M11/39, carri medi costruiti con l'armamento principale in casamatta e l'armamento secondario in torretta, decisamente inferiori a quelli avversari. Nel corso del conflitto vennero prodotti i carri leggeri L6/40 con armamento in torretta e la serie di carri medi iniziata dall' M13/40, armati del cannone controcarro da 47 mm. La serie dei carri pesanti, praticamente il P40, non andò oltre lo stadio di prototipo prima dell'8 settembre 1943.Invece del 75/18 ne vennero prodotti molti esemplari, che dimostrarono potenza e affidabilità anche dopo il 1943, nonostante l'arrivo di nuovi carri da parte dell'Asse e degli Alleati. Il Regio Esercito combatté in Europa e Africa. Quest'ultimo fu il più importante fronte per l'Italia ma Mussolini non lo capi. Egli fu, durante il conflitto, capo delle Forze Armate e assunse i ministeri della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica. Le sue decisioni non agevolarono il Regio Esercito benché conoscesse le sue carenze. Dopo il 1943, il Regio Esercito iniziò intensi combattimenti sia in Italia, con la liberazione di Roma, sia in Albania, con la liberazione di Tirana; entrambe le campagne furono svolte contro l'esercito del Reich. In conclusione, si può dire il Regio Esercito combatté quasi senza interruzione dal 1936 al 1945. Un'eccezione tra le grandi potenze.
sabato 23 gennaio 2010
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